Il patrimonio dell’Umanità
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Il Patrimonio dell’Umanità è la nostra eredità: essa giunge fino a noi direttamente dal passato, è ciò che vive oggi con noi e ciò che noi stessi potremo tramandare alle future generazioni. Il nostro patrimonio culturale e naturale costituisce sia una risorsa insostituibile sul nostro pianeta sia una indescrivibile fonte d’ispirazione. Luoghi unici e allo stesso tempo vari come i deserti del Sergenti in Africa Orientale, le Piramidi d’Egitto, la grande Barriera Corallina in Australia e le cattedrali barocche dell’America Latina possono essere annoverati tra il nostro patrimonio mondiale.
Ciò che rende eccezionale il concetto di “Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità” è la sua concreta applicazione che assurge a vocazione universale. Infatti, i siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità appartengono a tutti i popoli del Mondo, al di là del territorio in cui essi siano situati.
L’UNESCO intende su questo tema incentrare la sua opera per incoraggiare l’individuazione, la protezione e la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale in tutto il mondo, considerandolo di inestimabile valore per l’umanità. Tutto ciò è stato incorporato giuridicamente nel trattato internazionale, denominato Convenzione relativa al Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità, adottato dall’Organizzazione nel 1972.
La missione dell’UNESCO in merito alla protezione del Patrimonio dell’Umanità:
- Incentivare i Paesi alla firma della Convenzione sul Patrimonio Culturale e Naturale del Mondo assicurandone una tutela ad ampio raggio;
- Incoraggiare gli Stati Parte della Convenzione ad individuare siti di interesse artistico – culturale e naturale all’interno del proprio territorio nazionale per l’inclusione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità;
- Promuovere negli Stati Parte della Convenzione la consapevolezza della necessità di prevedere piani di gestione e sistemi di monitoraggio in loco sullo stato di conservazione dei luoghi dichiarati Patrimonio dell’Umanità;
- Aiutare gli Stati Parte a tutelare i siti individuati e contribuire al loro mantenimento attraverso programmi di assistenza tecnica e formazione professionale;
- Fornire la debita assistenza in casi di emergenza per evitare in tempo danni gravi a singoli siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità;
- Sostenere all’interno degli Stati Parte attività e campagne di sensibilizzazione per la conservazione ottimale dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità presenti in loco;
- Favorire la partecipazione ed il coinvolgimento della popolazione e della società civile locale in tema di controllo e mantenimento del Patrimonio dell’Umanità;
- Intraprendere nuove vie per la cooperazione internazionale per incrementare a livello globale la conservazione del Patrimonio dell’Umanità.
La Convenzione sul Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità
La più importante caratteristica della Convenzione del 1972 sul Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità è il fatto che lega indissolubilmente in un unico documento di valenza internazionale il concetto di tutela delle risorse naturali esauribili con quello della conservazione delle proprietà ed identità culturali. La Convenzione delinea il cammino attraverso cui le persone possano interagire con la natura e trovare il modo di soddisfare la fondamentale esigenza di preservare l’equilibro tra essi e la natura stessa.
I contenuti della Convenzione
La Convenzione definisce la categoria di siti culturali e naturali che possono essere compresi nell’Elenco del Patrimonio dell’Umanità.
La Convenzione descrive le obbligazioni internazionali in capo agli Stati Parte nell’identificazione di eventuali siti e del loro ruolo istituzionale nel tutelarli e conservarli. Con la firma della Convenzione, ogni Stato Parte si impegna a preservare non solo i siti riconosciuti appartenenti al proprio territorio, ma anche in generale a tutelare allo stesso modo ciò che costituisce patrimonio culturale e naturale nazionale. Gli Stati Parte sono incoraggiati a redigere i propri programmi in questo ambito con la pianificazione compiuta a livello regionale integrato; in tal modo sarà possibile predisporre personale professionale e specifici servizi per i singoli siti, intraprendere efficienti programmi di ricerca scientifica e tecnica sui metodi di conservazioni dei beni naturali e culturali ed adottare misure ad hoc che attribuiscano ad ogni tassello del Patrimonio dell’Umanità una fondamentale funzione per la vita giornaliera della comunità.
Così si spiega come il Fondo per il Patrimonio dell’Umanità viene utilizzato e gestito e in base a quali condizioni si possa accedere all’assistenza finanziaria internazionale per tali fini.
La Convenzione prevede come onere per gli Stati Parte di redigere regolarmente dei rapporti alla Commissione sul Patrimonio dell’Umanità relativi allo stato di conservazione dei siti appartenenti al territorio nazionale. Tali rapporti sono indispensabili per il lavoro della Commissione dal momento che permettono che quest’ultima valuti correttamente le condizioni del sito e possa così predisporre specifici programmi improntati sulle concrete necessità di intervento e risolvere problematiche ricorrenti. Inoltre, la Convenzione incoraggia gli Stati Parte a rafforzare la consapevolezza e l’aumentato valore per l’opinione pubblica delle proprietà del Patrimonio dell’Umanità, migliorando la sua protezione anche attraverso programmi di istruzione, informazione e sensibilizzazione.
La storia e le finalità
L’idea di creare un movimento internazionale per la protezione del Patrimonio dell’Umanità ha cominciato a farsi strada sin dalla fine della Prima Guerra Mondiale.
La Convenzione del 1972 è stato il frutto dell’incontro e della sintesi di due diversi movimenti sociali: il primo che riguardava il mantenimento di siti archeologici e d’importanza artistico – culturale ed il secondo che focalizzava la propria attenzione sulla conservazione delle risorse della natura.
Conservazione del Patrimonio Culturale dell’Umanità
L’evento che ha catalizzato l’attenzione e contribuito a creare forti preoccupazioni internazionali è stata la decisione di costruire la Diga Aswan High in Egitto; tale diga avrebbe sommerso la valle nella quale si trovava il complesso dei templi di Abu Simbel, un tesoro unico dell’antica civiltà egiziana. Nel 1959, all’indomani dell’appello da parte dei governi dell’Egitto e del Sudan, l’UNESCO ha lanciato una attiva campagna di sensibilizzazione e di tutela del complesso architettonico. Le ricerche aumentarono nell’area che sarebbe stata soggetta all’allagamento e conseguentemente i templi di Abu Simbel e Philae furono smantellati, trasferiti in un luogo sicuro e riassemblati nello stato anteriore.
La campagna ebbe il costo di circa 80 milioni di US$, metà dei quali furono donati da 50 Stati, a dimostrazione dell’importanza della solidarietà internazionale e della condivisione di responsabilità tra le Nazioni in tema di conservazione di notevoli siti archeologici d’importanza culturale. Il successo derivato da questa impresa ha condotta ad altre lodevoli iniziative, come quelle dirette per la salvaguardia di Venezia e della sua Laguna, delle Rovine Archeologiche a Moenjodaro (Pakistan) e del complesso del Tempio Borobodur (Indonesia).
In conseguenza di ciò, l’UNESCO iniziò, anche grazie alla collaborazione del Consiglio Internazionale sui Monumenti e sui Siti Archeologici (ICOMOS), la redazione di una prima versione della attuale Convenzione sulla protezione del Patrimonio dell’Umanità.
Collegare la protezione del patrimonio culturale a quello naturale.
Gli Stati Uniti furono i promotori del concetto di combinare le iniziative in ambito culturale con quelle in ambito naturale. Una Conferenza Internazionale presso la Casa Bianca a Washington, D.C., nel 1965 richiese l’istituzione di Fondo denominato “World Heritage Trust” che avrebbe avuto la funzione di incrementare la cooperazione internazionale per la tutela di magnifiche aree a livello naturalistico e paesaggistico e siti archeologici di rilevanza storico – culturale ed artistica per le presenti e le future generazioni dell’intera popolazione mondiale. [‘the world’s superb natural and scenic areas and historic sites for the present and the future of the entire world citizenry’.] Nel 1968, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) arrivò a proporre un’iniziativa simile per i propri Membri. Entrambe le proposte vennero presentate nel 1972 alla Conferenza delle Nazioni Unite in tema di interrelazioni Uomo – Ambiente, a Stoccolma. Infine, venne approvato solo un testo sul quale tutte le Parti coinvolte erano addivenute ad un accordo: la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità venne poi adottata dall’Assemblea Generale dell’UNESCO il 16 Novembre 1972.
In tema di Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità, la Convenzione porta alla nostra attenzione i differenti modi e vie tramite le quali l’uomo interagisce con la natura continuamente; sottolinea inoltre le fondamentali esigenze di mantenere un responsabile e sostenibile equilibrio tra di essi.
I vantaggi della ratifica per uno Stato
I notevoli vantaggi di ratificare la Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità consistono nella consapevolezza di appartenere ad una comunità internazionale in grado di valutare e preservare le proprietà mondiali universalmente riconosciute come significative: esse incorporano un intero mondo di straordinari esempi di diversità culturale e di ricchezza naturale.
Gli Stati Parte della Convenzione, tramite un reciproco scambio di intenti al fine di tutelare e di prendersi estrema cura del patrimonio culturale e naturale del pianeta, hanno sottoscritto un chiaro impegno tra loro condiviso di tramandare la nostra eredità alle future generazioni.
Il prestigio che deriva dall’essere Stato Parte della Convenzione e di possedere sul proprio territorio dei siti annoverati nella Lista del Patrimonio dell’Umanità ha l’indubbio merito di catalizzare l’attenzione e di innalzare il livello di consapevolezza riguardo alla necessità di mantenere vivo ed indenne il Patrimonio dell’Umanità.
Il beneficio chiave della ratifica, in particolare per i Paesi in Via di Sviluppo, è la possibilità di accedere al Fondo UNESCO per il Patrimonio dell’Umanità. Ogni anno, infatti, vengono tanziati circa 4 milioni di US $ per concedere assistenza tecnica e finanziaria agli Stati Parte nella loro opera di identificazione, conservazione e promozione dei siti dichiarati e dichiarabili Patrimonio dell’Umanità. Inoltre, l’UNESCO rende disponibile anche l’assistenza di emergenza al fine di poter avviare in tempi rapidi azioni dirette al restauro di danni causati all’attività umana e/o da catastrofi naturali. Infatti, nell’evenienza in cui alcuni siti siano iscritti nell’apposito Elenco del Patrimonio dell’Umanità in Pericolo, l’attenzione ed i fondi provenienti, sia da parte della comunità nazionale che internazionale, saranno diretti principalmente e con priorità assoluta alle esigenze di tutela di tali siti minacciati.
Oggi, il concetto di Patrimonio dell’Umanità è così ben a conoscenza da parte dell’opinione pubblica internazionale, tanto che i siti compresi nell’Elenco costituiscono una sicura attrattiva anche per progetti di cooperazione: in tal modo, quindi, riescono a ricevere assistenza finanziaria per specifici progetti miranti alla loro conservazione da parte di una diversa gamma di fonti.
I siti iscritti nell’Elenco del Patrimonio dell’Umanità sono anche favoriti dalla predisposizione e realizzazione di un completo piano di gestione che prevede misure appropriate per la conservazione dei beni culturali e naturali, anche attraverso precisi meccanismi di monitoraggio. A sostegno di ciò, professionisti preposti dall’UNESCO impartiscono la corretta formazione tecnica alle squadre di gestione in loco.
Da ultimo, l’iscrizione di un sito nell’Elenco del Patrimonio dell’Umanità, oltre alla già citata funzione di aumento della sensibilizzazione al problema naturale e culturale di livello sempre più globale, incentiva la crescita di attività turistiche nella zona ove è situato il “Patrimonio dell’Umanità”; ovviamente, tali siti sono organizzati al fine di promuovere un turismo responsabile, ispirato ai principi della sostenibilità ed in modo da creare una spirale di sviluppo in loco, grazie ai fondi raccolti da tale attività.
Gli stati Parte della Convenzione.
Gli Stati Parte sono gli Stati che hanno aderito alla Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità; essi si sono trovati d’accordo nell’identificazione sul proprio territorio di siti di una certa rilevanza tali da essere annoverati sull’Elenco del Patrimonio dell’Umanità.
Quando uno Stato Parte sceglie un sito per l’apposito Elenco dell’UNESCO, fornisce anche i dettagli di come intende proteggere e conservare la proprietà oggetto della comunicazione nonché provvede all’elaborazione di un piano di gestione aderente alle peculiari esigenze concrete; grazie ad un sistema interno di monitoraggio, gli Stati Parte si obbligano alla valorizzazione di quello che è menzionato come Patrimonio dell’Umanità ed a fornire precisi rapporti sullo status del sito ubicato sul proprio territorio.
Per quanto concerne l’elenco degli stati Parte, fino al 31 marzo 2005 si contano 180 Stati che hanno sottoscritto la Convenzione; per maggiori informazioni circa le date e gli attuali componenti si confronti il sito http://whc.unesco.org/en/statesparties/.
Traduzione dal sito: http://whc.unesco.org/